
Viola cresce: la rabbia di diventare grandi e di essere piccoli
Qualche giorno fa ho preso in prestito in biblioteca questo libro della collana “I Cantastorie”, diretta da Livio Sossi: “Viola cresce” di Alessandro Gigli, edicolors publishing, Genova 2000, illustrazioni di Sandro Natalini. E proprio le illustrazioni sono state la parte che inizialmente mi ha colpita di più.
Ti dico subito che non si tratta di un libro qualunque ma, appunto, di un Cantastorie. Cos’ha di diverso rispetto a un normale libro? Il Cantastorie deve essere interpretato, oserei dire RECITATO!
Infatti lo stile è un po’ impegnativo per un bambino piccolo, il quale ha bisogno di un maggior trasporto da parte dell’adulto suo lettore. Non a caso le illustrazioni (così ben fatte in questo libro) vengono in aiuto: il Cantastorie è una fiaba magica che ha bisogno di un supporto notevole sia grafico che teatrale per arrivare al cuore del bambino.
Viola cresce: la rabbia di diventare grandi e di essere piccoli
Fatta questa doverosa premessa, possiamo iniziare a parlare della storia.
“Viola cresce” narra dell’ultimo incontro tra Viola e il Capitano, là al confine tra il Regno dei Sogni e lo Stato della Realtà.
Tutti noi genitori sappiamo quanto la fantasia sia reale per i nostri bambini e quanto questo confine si estenda sempre più man mano che crescono. Viola lo sta percependo, sta crescendo e si sta allontanando dal suo Regno dei Sogni. E questo processo genera in lei molta rabbia, la rabbia di crescere, di diventare grandi. Ed è arrabbiata a tal punto da non voler incontrare neppure il Capitano, il suo compagno di mille avventure. E’ arrabbiata perché è combattuta: da una parte sta sentendo che qualcosa dentro di lei sta cambiando (sta crescendo) dall’altra proprio perché si sente diversa non si reputa più così piccola per poter viaggiare con la fantasia, quasi come si sentisse in colpa nel farlo. Insomma, Viola sta attraversando un momento difficile della sua crescita e se ne sta rinchiusa in camera sua, rifiutando di vedere perfino il Capitano.
Chi è il Capitano? La figura che l’accompagna nel Regno dei Sogni. Il Capitano è dentro di lei, è la sua parte bambina, il suo “fanciullino” come avrebbe detto Giovanni Pascoli, quindi Viola non può non incontrarlo, lui sa come prenderla per il verso giusto e portarla là dove lei si potrà sentire finalmente in pace.
Ed ecco che il Capitano entra dalla finestra della sua camera e inizia a raccontare la storia di Viola Brontolona che partì per Lisbona e appena giunta in Portogallo pestò a un pasticcere un callo per cui Viola, inseguita con un matterello, fu costretta a scappare in un castello, ma anche lì davanti alla corte, Viola iniziò a brontolare sempre più forte per cui fu sbattuta in prigione a imparar l’educazione. In questo modo il Capitano cattura la sua attenzione e può iniziare a raccontare tante altre storie:
come quella di Oliva Maledetti, la bambina che vuole cambiare il nome o quella del Paese dove la gente mangia le olive inzuppate nel Tiramisù.
Una storia dopo l’altra, Viola si arrende, sorride, ride e infine… piange. E’ giunta finalmente la pace grazie al potere consolatorio delle parole. Parole che erano dentro di lei e che grazie alla fantasia sono riuscite a emergere e a placare il suo tormento.
Alla fine della storia, Viola è cresciuta, è diventata una Colonnella mentre il Capitano è rimasto com’era: un fanciullino, che Gigli chiama Nino, il Capitano Bambino. Ed ecco che si sono invertiti i ruoli, ora sarà Viola a inventare e raccontare storie per il Nino, quel fanciullino che ormai è diventato un bambino.
E così la storia continua, la storia si ripete: “Senza storia non c’è memoria, non c’è vita perché la vita stessa è una fiaba”.
Cara mamma, ti riconosci in Viola, la bambina cresciuta che ricorda le storie inventate dal suo Capitano e che adesso le racconta al suo Nino? Scrivilo nei commenti!
Ti lascio con altre incredibili storie:
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