
Visite dei parenti dopo la nascita: io non le ho volute ricevere
La nascita di un bambino rappresenta un evento bellissimo, il più importante nella vita di una persona. E a questo evento vorrebbe partecipare tutta la famiglia. Non sempre per un vero interesse o per un sincero affetto nei confronti del neonato o dei neogenitori: spesso i parenti vogliono dimostrare di essere stati bravi, di aver adempiuto al proprio dovere o semplicemente pensano che ai neogenitori faccia piacere ricevere delle visite. Ma non sempre è così, come nel mio caso…
Visite dei parenti dopo la nascita: io non le ho volute ricevere
Ti potrò sembrare burbera e maleducata, ma io, in ospedale, non ho voluto ricevere visite da parte dei parenti e degli amici.
Ho proprio lasciato detto a mia madre (la quale si è risentita molto con me) di non chiamare nessuno e, anzi, di rifiutare le richieste di venirmi a trovare in ospedale. Ho perfino scelto un ospedale che fosse scomodo un po’ a tutti, sia a quelli di Pistoia che a quelli di Firenze, anche se in realtà l’ho scelto per altri motivi ben più seri, come la possibilità di partorire in acqua (desiderio per cui non mi hanno potuto accontentare, essendosi rivelato un parto con necessità di induzione).
L’unica visita, oltre a quella ovvia di genitori e suoceri, che ho ricevuto in ospedale (e con immenso piacere) è stata quella del mio caro cugino Riccardo, una persona che amo davvero come un fratello. La sua visita mi ha fatto veramente piacere, mi ha resa felice, in un momento così bello della mia vita, che ci fosse anche lui con me…
Per il resto, con mia grande gioia, non ho ricevuto alcuna visita da parte di altre persone, durante i due giorni in ospedale. Mi sono potuta godere il mio bambino al 100%, insieme a mio marito, abbiamo iniziato a conoscerlo, a rispondere alle sue esigenze, a capire cosa dovevamo fare, come attaccarlo al seno, come cambiargli il pannolino, come disinfettare il moncone del cordone ombelicale, insomma, abbiamo imparato le basi dell’essere genitore.
Durante i primi due giorni di vita, mio figlio non si attaccava al seno ed era molto mogio, dormiva parecchio, era poco attivo, comunque non come gli altri neonati. Le infermiere e le ostetriche sono state bravissime, si sono prese cura di me e di lui e non mi hanno messo in agitazione. Erano tranquille e gentili, mi venivano spesso a chiedere come stava Ettore, se si era attaccato al seno e, ogni volta, alla mia risposta negativa, rispondevano con un sorriso, dicendomi che si sarebbe attaccato presto e che non mi dovevo preoccupare.
La sera del secondo giorno, mio figlio finalmente fece la cacca. Dire che fece la cacca è un’espressione poetica perché in realtà fece una quantità di cacca che non credevo potesse essere contenuta in quel pancino così piccolo.. Durante il cambio del pannolino, fui sopraffatta da una quantità incontenibile di cacca da non saper dove mettere le mani, almeno non io che ero alla prima esperienza di maternità. Addirittura chiesi aiuto alle mie compagne di stanza che erano, loro, alla 2° e 3° esperienza e che mi aiutarono a gestire una situazione che in quel momento, per me, era di difficoltà.
Una volta liberato, Ettore diventò un altro: iniziò a piangere, si attaccò al seno e puppò tutta la notte. Smise di dormire per poppare. Le infermiere e le ostetriche mi confessarono a quel punto che si erano un po’ preoccupate di quel continuo stato sonnolento di mio figlio ed erano molto felici che si fosse risolta la situazione. Il bimbo doveva semplicemente liberarsi del liquido amniotico…
Comunque sia, in quei due giorni, io avevo difficoltà ad attaccarlo al seno, lui non voleva poppare e io non sapevo come fare. Anche quando iniziò ad avere fame, non riuscivo ad attaccarlo bene: fu una delle ostetriche che mi insegnò come fare, mi spiegò proprio la manovra. Capisci come il momento fosse delicato e se avessi avuto intorno una masnada di gente avrei subito un forte stress che sarebbe sicuramente stato deleterio per me e per il mio bambino.
Il personale sanitario, sia le ostetriche dei corsi pre-parto che quelle in ospedale, invita i neogenitori a prendersi questo tempo per loro e per la loro nuova famiglia. Sconsigliano fortemente di ricevere visite in quei 2-3 giorni proprio perché è un momento delicatissimo, oltre che intimo.
Quindi, il consiglio mio è di ricevere pochissime visite, meglio nessuna (solo persone molto molto care) e di chiedere a parenti e amici di venire a far visita nelle settimane successive, a casa. Spiega loro il motivo e cioè che il momento è molto delicato e che è importante per te e per il bambino non subire stress di nessun tipo perché anche una semplice visita può turbare l’equilibrio che si sta creando.
Tu come hai gestito le visite dei parenti dopo la nascita di tuo figlio? Scrivilo nei commenti!
Quando nacque la mia prima figlia in ostetricia potevano entrare solo i papà. Il reparto era stato “chiuso” per via dell’influenza suina o aviaria (non mi ricordo). Visto che tutti erano contenti, mamme, papà, ostetriche, dottori, etc, la cosa è andata avanti ed anche la seconda figlia è nata con il reparto chiuso. Con la terza invece il reparto era stato riaperto ai parenti e tutti se ne pentivano. I giorni in ospedale devono essere solo per le mamme con i loro piccoli, e per i papà. Sono giorni non facili e le neo mamme (ma anche quelle alla 2 o 3 esperienza) devono avere tutta la tranquillità necessaria. Ed anche le ostetriche devono avere la possibilità di fare il loro lavoro e non badare alla maleducazione di molti visitatori.
Per la mia esperienza anche la prima settimana a casa deve essere solo per la mamma. Con la prima figlia non è stato così e mi sono pentito. Con la seconda e la terza non ho ripetuto l’errore.
Un saluto
lorenzo
Ciao Lorenzo, innanzi tutto complimenti per la tua famiglia così bella e numerosa. Mi fa piacere sentire il parere di un babbo (perdonami ma io, essendo toscana, ti chiamo così) perché ci si preoccupa sempre della serenità delle mamme ma anche i babbi hanno le loro esigenze da tutelare con il massimo rispetto. E mi fa ancora più piacere sapere che anche un babbo ritiene che i giorni immediatamente successivi alla nascita dovrebbero essere propri ed esclusivi per la neofamiglia. Gli ospedali dovrebbero adottare sempre questa politica di privacy. In fin dei conti si tratta di pochissimi giorni, il parentado può aspettare! Grazie per il tuo commento, ciao. Bea